Quanto è inquinata questa terra di Lombardia?


Valeria Fieramonte

 

 



 

Tra gli stati europei l’Italia è una delle regioni con il maggior consumo di suolo per fini edilizi: in questi ultimi anni c’è stata una vera corsa a costruire, forse anche per evitare di dovere poi adeguarsi alle nuove normative sul risparmio energetico, ed è noto che è stato ormai cementificato oltre il 50% del territorio.

Ma non c’è solo questo problema: sono moltissime, infatti le ex aree industriali i cui suoli inquinati richiedono costose bonifiche, spesso a carico di stato e regioni, se non si trova qualche privato disposto ad accollarsi l’onere ovviamente in cambio di un trattamento di ‘favore’.
C’è poi il problema delle cave: moltissime, oltre 18mila, molte delle quali usate come discariche, anche se magari non si nota perché quando sono complete vengono coperte da un sottile strato di terra ed erba, mentre gli inquinanti percolano invece nel terreno verso le falde acquifere…una cosa che almeno i termovalorizzatori evitano dato che la diossina si inertizza, per esempio,  a 800 gradi di temperatura.
Ma, per limitarsi ai suoli inquinati da lavorazioni industriali, quanti sono nella nostra regione?

I dati presentati a un convegno della Fast ( federazione delle associazioni scientifiche e tecniche), segnalano 824 siti contaminati : sette di questi sono di interesse nazionale, e sono anche quelli con il maggior numero di metri quadri da bonificare, e sono Pioltello Rodano, Brescia Caffaro, Broni-ex Fibronit, Sesto s. Giovanni, polo chimico di Mantova. Altri due, Cerro al Lambro e Bovisa gasometri sono stati declassati per decisione del ministro dell’ambiente con vive proteste da parte della regione che sta pensando se fare ricorso.

Poi ci sono 1598 siti ‘potenzialmente contaminati’, che significa che sono inquinati ma andrebbero fatte verifiche più approfondite. Le buone notizie sono che 1396 siti sono invece stati bonificati e che altri 93 siti hanno avuto un finanziamento dalla regione per la bonifica.
Ma il problema vero è che il numero esatto dei siti è difficile da sapere perché ogni giorno sulle scrivanie dei responsabili delle bonifiche si riversano dati su nuovi siti da disinquinare, che risultano dunque di più di quelli ufficiali, che sono circa 2500.

Naturalmente nelle aree di dimensione ridotta è tutto più facile e ci possono essere procedure meno costose e più veloci e semplificate. Per dare una idea delle dimensioni dei siti di interesse nazionale il polo chimico di Mantova è di circa 20km quadri, mentre l’ex area Falk è duemilioni di metriqadri si superficie e Pioltello Rodano 900mila metriquadri. In questo ultimo caso l’intervento della Comunità Europea è stato risolutivo. Per non pagare la costosa procedura di infrazione avviata da Bruxelles, l’esperto nominato dal Ministero è riuscito a fare in 5 anni quello che la regione cercava di fare da 20: smaltire trecentomila tonnellate di nerofumo accumulate nel corso delle lavorazioni industriali.
D’altra parte i costi delle bonifiche, quasi sempre pagati dalla collettività, possono essere molto elevati, e difficili da reperire in momenti di scarsa liquidità.

Lombardia Risorse, una società che è stata fatta fallire nel ’94, aveva censito 2120 siti da bonificare e 2002 aree contaminate, ma a causa del suo fallimento solo nel 2004 è stato ripreso il censimento delle aree: non resta che sperare che nonostante la crisi economica le bonifiche procedano in modo tale da ridurre l’estensione delle aree di territorio ormai inutilizzabili.
     
 

6-5-13